Siria: la più grande catastrofe umanitaria del XXI secolo

Nonostante i drammatici eventi che da quasi sei anni colpiscono il paese siriano, Armadilla continua a realizzare la sua azione a Damasco ed è una delle poche organizzazioni internazionali che attualmente opera nel paese con proprio personale espatriato. La scelta di non abbandonare il paese, a seguito dell’inizio e del successivo aggravarsi della situazione, nasce dalla convinzione che il sostegno alla società civile non può venire a mancare, ma anzi deve essere rafforzato, in questa fase molto delicata e complessa.

Mentre la situazione di guerra in Siria entra nel suo sesto anno, i civili continuano a sopportare il peso di un conflitto senza precedenti segnato dalla sofferenza, distruzione e disprezzo della vita umana. Più di 500 mila morti, 13,5 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria, tra cui 4,9 milioni persone bisognose intrappolate nelle zone assediate e difficili da raggiungere, dove sono esposti a gravi rischi.

Una caratteristica che definisce il conflitto e la crisi umanitaria in Siria è la violazione continua e ripetuta dei principi del Diritto Umanitario Internazionale, approvato per limitare gli effetti dei conflitti armati sulla popolazione civile. Nel corso del 2016, le parti in conflitto continuano ad attaccare aree densamente popolate, a volte in modo indiscriminato, distruggendo infrastrutture civili, ospedali e rifugi della popolazione inerme.

Da gennaio a settembre 2016, ci sono stati 101 attacchi a strutture sanitarie. Nel primo semestre del 2016, operatori delle Nazioni Unite hanno verificato 38 attacchi a strutture scolastiche e centri di assistenza provocando la morte di operatori umanitari e la distruzione delle infrastrutture. Almeno 66 operatori umanitari sono stati uccisi e 114 feriti nei primi nove mesi del 2016. Gli ostacoli sono posti sulla capacità degli attori umanitari per accedere a persone bisognose, con conseguente morti inutili.

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