A cura di Vincenzo Pira e Marco Pasquini
In questo Quaderno presentiamo un aggiornamento sulla situazione in Siria e le prospettive per un prossimo futuro, che auspichiamo di pace e di ricostruzione, non solo delle infrastrutture fisiche ma, anche, della convivenza civile e dello stato di diritto.
Il conflitto armato che da circa nove anni insanguina la Siria ha provocato una grave crisi umanitaria e inflitto sofferenze immani al popolo siriano. Stando alle stime, sinora ci sarebbero stati circa 500.000 morti. Sei milioni di rifugiati all’estero,12 milioni di sfollati all’interno dei confini siriani e il 90 % della popolazione vive in condizioni di povertà.
Le novità più rilevanti di questo periodo sono il decreto di amnistia generale, emanato dal presidente siriano Bashar al-Assad il 15 settembre 2019, che prevede di rilasciare o ridurre la pena di vari prigionieri, inclusi alcuni detenuti ai sensi della “legge sul terrorismo” del paese. È escluso chi è stato condannato per aver ucciso qualcuno o per averlo reso paralitico.
Eccezioni a parte, i prigionieri condannati a morte dovranno invece scontare l’ergastolo con lavori forzati. Quelli che sono stati condannati all’ergastolo con lavori forzati dovranno invece lavorare per 20 anni, e quelli che hanno ricevuto una condanna all’ergastolo dovranno passare in carcere 20 anni. Anche i prigionieri con malattie incurabili di età superiore ai 75 anni saranno rilasciati. I disertori che si consegnano entro tre mesi in Siria o entro sei mesi fuori dal Paese sono esentati dalla punizione. Lo stesso vale per i sequestratori che rilasciano i loro ostaggi sani e salvi entro il prossimo mese. Un segnale che va nella direzione di mediazione e pacificazione del paese. Ma ancora non sufficiente.
L’altra novità di rilievo è la convocazione a Ginevra, per il prossimo 30 ottobre, del primo incontro del comitato costituzionale siriano, sostenuto dall’Onu, e di cui fanno parte, dopo difficili e lunghe trattative, 50 membri del governo, 50 delle opposizioni e 50 “indipendenti”.
Si discuterà sotto la supervisione delle Nazioni Unite e si propone, con il documento della carta fondante, di porre una base per una soluzione diplomatica ai conflitti in Siria.