Libano, proteste popolari

Marco Pasquini

Nel pomeriggio del 6 giugno, attivisti dei partiti dell’opposizione si sono radunati nel centro di Beirut, in una protesta contro il Governo, la corruzione e la terribile situazione socio-economica che sperano possa fa ripartire la seconda parte della rivoluzione del 17 ottobre 2019. L’esercito e le forze di sicurezza sono in allerta per garantire che la protesta rimanga pacifica. Si sono registrati scontri fra sunniti ed esponenti Hezbollah da quando si invoca l’attuazione della risoluzione 1559 (disarmo in Libano di tutte le milizie) e quindi il disarmo di Hezbollah.

L’Esercito comunque si è schierato in Piazza dei Martiri presidiando la piazza davanti alla grande Moschea e l’area di Downtown.

Cristiani della Falange e Sunniti potrebbero utilizzare questo come cavallo di Troia per la protesta.

La richiesta di elezioni parlamentari anticipate (forze contrarie al Presidente cristiano Aoun) è una delle richieste sollevate da alcuni dei partiti partecipanti.

Gli Hezbollah hanno già risposto duramente a qualsiasi richiesta di disarmo dal ritiro di Israele dal Libano meridionale nel maggio 2000. Hezbollah non risponderà positivamente alle attuali richieste di attuazione della risoluzione 1559 e il suo disarmo, benché consapevoli che qualsiasi controllo delle risorse statali comprende la questione delle armi.

Il portavoce dell’Esercito Libanese (Lebanese Army) ha dichiarato che nessuna azione contro la sicurezza dello stato e dei militari sarà più tollerata dichiarando che “Sicurezza del popolo libanese e del Paese è sopra qualunque altra considerazione”.

Il 5 giugno, molti scontri si sono registrati a Beirut nel quartiere sunnita di Barbur fra manifestanti ed Esercito. Inoltre rappresentanti di Amal e Hezbollah si sono scontrati a Beirut nel quartiere cristiano Ain El Remaneh (dove abito io): luogo simbolico che vide i primi scontri violenti della guerra civile 1975-90.

A Tripoli, inoltre, si sono svolte due contro-dimostrazioni, una in cui si chiedeva l’attuazione della risoluzione 1559 e il disarmo di Hezbollah, mentre l’altra ha respinto tali invocazioni, affermando che i tempi non erano corretti e che l’attenzione dovrebbe essere rivolta alle esigenze socioeconomiche. L’esercito e le forze di sicurezza si interposte fra le due parti.

Si sono svolte proteste a Sidone e Nabatieh nel Libano meridionale.

Khalil Helou, Generale dell’esercito in pensione, ha affermato che le richieste per l’attuazione del 1559 non sono mai state al centro delle richieste della rivoluzione.

Secondo l’Orient Le Jour, anche le richieste di elezioni parlamentari anticipate non sono condivise. Promosso principalmente dai partiti Kataeb e Sabaa, “questa richiesta non è certo unanime”. Altri attivisti preferiscono concentrarsi sulle richieste socio-economiche invece di chiedere elezioni che si terranno sulla base di una legge che è stata fatta per soddisfare gli interessi dei politici esistenti.

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