In vigore il Caesar Act. Cosa cambia per la Siria?

Marco Pasquini

In attesa della ripresa dei lavori delle “Assemblea Costituente” a Ginevra, in Siria si segna la prima scadenza: la nuova sanzione Caesar Syria Civilian Protection Act, approvata dal Congresso USA a dicembre 2019 ed entrata in vigore il 17 giugno 2020.

In sintesi cosa prevede questa ulteriore sanzione USA verso il Governo Siriano:

La Caesar Syria Civilian Protection Act sanziona chiunque appoggi i settori militare, energetico, edilizio, commerciale e ingegneristico della Siria, a meno che Damasco non faccia una serie di riforme dei diritti umani. La legge sanziona la Banca centrale siriana etichettata dall’amministrazione Trump come una “prima responsabile del riciclaggio”.

Seppur non dichiarato le sanzioni mirano ad ostacolare gli sforzi di ricostruzione a lungo termine della Siria, colpendo quindi in maniera evidente anche la popolazione civile.

“Sarà un disastro per i siriani se la loro banca centrale sarà sanzionata”, ha detto Joshua Landis, direttore del Center for Middle East Studies presso l’Università dell’Oklahoma. “Gli sforzi per rilanciare l’istruzione, l’edilizia e gli ospedali saranno paralizzati. La banca centrale è un pilastro dell’economia.” Emma Beals, editore e analista di aiuti presso la newsletter Syria in Context, ha osservato che le sanzioni di Caesar avranno “un enorme impatto sulla ricostruzione”, in particolare perché rischiano di spaventare gli investimenti russi, cinesi, emirati ed europei nel paese devastato dalla guerra. Non si tratta solo di ricostruzione. Tutte le componenti della legge avranno un impatto devastante sui problemi sussidiari.

Nel frattempo la popolazione siriana è sul limite della resistenza. In un quadro geopolitico diversificato con Russi, Iraniani e turchi, posizionati, l’economia reale che determina la qualità della vita del cittadino siriano registra questi dati che riflettono la situazione forse irreversibile:

  1. Da gennaio 2010 ad oggi il costo degli alimenti basici è aumentato almeno 27 volte
  2. Solo negli ultimi 5 mesi il costo degli alimenti basici si è triplicato
  3. Negli ultimi 8 anni il consumo medio di carne è diminuito del 95%
  4. I forni governativi che sussidiavano gratuitamente la popolazione di pane, producendo 7 giorni su 7, al maggio 2020, producono 2 volte a settimana con una diminuzione del 75% dei forni in produzione
  5. Il consumo di elettricità è crollato del 60% con una riduzione giornaliera del 30 del tempo di fornitura
  6. Il Governo Siriano ha creato il sistema di tessere di distribuzione dei beni primari (pane, uova, zucchero, farina, ceci, olio semi e bombole di gas per la casa) che logicamente allo stesso momento ha provocato il controcanto di un fiorente mercato nero …..i siriani chiamano Mercato Vero. Un esempio: una bombola del gas inserita nel paniere per famiglia costa SP 6.500. purtroppo non tutti i mesi viene distribuita. Sul mercato nero/vero costa sp 23.000.
  7. A maggio 2020 il cambio ufficiale 1U$D=SP 480. Sul mercato nero/vero il cambio è 1U$D = SP 1.600

Inoltre in questo periodo di grave Pandemia anche l’accesso alle cure è impedito: medicine e ospedali non dovrebbero rientrare nell’embargo, ma i nosocomi funzionano al minimo e i macchinari sono fermi per mancanza di pezzi di ricambio. Dopo 10 anni di guerra, secondo l’organizzazione Physicians for Human Rights, solo la metà degli ospedali e delle strutture sanitarie preesistenti sono funzionanti, mentre circa il 70% del personale medico e paramedico è morto o ha lasciato il paese.

Una doppia morsa che, unita alle devastazioni del conflitto, ha causato la morte di quasi mezzo milione di persone, oltre tre milioni di disabili permanenti, circa 11 milioni – quasi metà della popolazione – costretti ad abbandonare le abitazioni. Oltre l’80% è in condizioni di estrema povertà, con meno di due dollari al giorno. La disoccupazione è passata dal 10% del 2010 a oltre il 69% nel 2019. Le perdite in termini di Pil fra il 2011 e il 2018 ammontano a 330 miliardi di dollari.

Da registrare che dall’inizio della guerra la UE ha speso 21 miliardi per la crisi siriana, questo dato ci deve far riflettere: a fronte del maggiore impegno mondiale a supporto della crisi siriana, la stessa Unione Europea non ha un ruolo e non gioca nessun partita. Anzi moltissimi cittadini siriani accusano l’Europa di un tradimento dopo un lunghissimo periodo di collaborazione economica, universitaria, ingegneristica, sanitaria e di tutela del patrimonio archeologico e storico.

Il rinnovo delle sanzioni del 28 maggio us da parte dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea contro il Governo Bashar Al-Assad e i suoi sostenitori non fa altro che aggravare questa situazione.

E’ il rinnovo di una non decisione che dimostra ancora una volta l’incapacità di essere protagonisti nel mediterraneo dove ormai cominciamo a vivere da ospiti.

Josep Borrel, rappresentante della politica estera della UE, ha dichiarato che le sanzioni imposte da Bruxelles prendono di mira i soggetti responsabili della violenza subita dai cittadini, insieme ai membri del Governo Siriano oltre ai suoi sostenitori.

“L’elenco comprende a oggi 270 persone e 70 entità, sottomesse al divieto di ingresso sul territorio dell’Unione europea e al congelamento dei loro beni”. Secondo i rappresentanti europei individui e organismi oggetto del bando “sono responsabili” a vario titolo “della repressione violenta esercitata verso la popolazione civile in Siria”, traggono “profitto” dal regime o “lo supportano” a vario titolo.

Se come dice Josep Borrel, le sanzioni congelassero solo i beni di queste persone, forse nessuna voce di proteste si alzerebbe, ma dopo 8 anni di sanzioni non vedere come le stesse colpiscono gli ultimi e più indifesi significa forse non voler vedere o considerare questo come uno dei tanti atti amministrativi……..e allora forse sarebbe ancora più grave.

Molte le testimonianze di diverse personalità cattoliche siriane (le suore trappiste di Azeir, l’arcivescovo maronita di Damasco e il parroco latino di Aleppo p. Ibrahim Alsabagh), concordi nel criticare le sanzioni europee (e statunitensi). Embargo e sanzioni, sottolineano i leader cristiani, finiscono solo per colpire una popolazione già martoriata da otto anni di conflitto durissimo.

Ma con il Covid19 la situazione potrebbe esplodere.

A preoccupare ancora più del resto del paese, è la situazione nella provincia di Idlib, teatro dell’ultimo ‘regolamento di conti’ armato tra le truppe del presidente Bashar al Assad, sostenute dalla Russia, e le milizie antigovernative puntellate da Ankara.

Dopo l’appello diffuso nei giorni scorsi dalle Nazioni Unite, anche l’Unione Europea ha chiesto un cessate-il-fuoco in tutto il paese per contribuire a garantire una migliore risposta alla pandemia di coronavirus.

L’Unione Europea, alle prese con il contenimento della pandemia ed egoismi nazionali in ordine sparso, non sembra in grado (o interessata?) a volgere lo sguardo verso la bomba ad orologeria che ticchetta nei campi profughi siriani. Ma se l’inazione della comunità internazionale nei nove anni di guerra è rimasta – sostanzialmente – impunita, stavolta le cose potrebbero andare diversamente e c’è già chi ipotizza che proprio dai campi profughi potrebbe partire un’ondata di ritorno del virus Covid-19, pronta ad investire l’occidente.

La crisi Siriana ha colpito duramente anche il Libano e questa nuova sanzione Caesar Syria Civilian Protection Act forse sarà il colpo mortale per un paese già dilaniato da una crisi finanziaria senza soluzione. La tragedia di una nuova ondata di profughi dal medioriente adesso è più vicina ma non potremmo dire che la colpa è del “regime” ma bensì del nostro totale egoismo e disinteresse.

Il tuo 5 x mille può sostenere il processo di pace e gli aiuti umanitari in Siria