Pochi giorni fa ci ha lasciato Raghda, un’amica prima ancora che la persona insieme a cui abbiamo camminato per tanti anni a Damasco, mentre la guerra si portava via la Siria e lasciava migliaia e migliaia di famiglie senza niente, a volta senza neppure la speranza.
Grazie a Raghda abbiamo potuto garantire agli ultimi e le ultime di Damasco un posto sicuro in cui ricominciare a pensare al domani.
Raghda ci ha salutato con la solita delicatezza e discrezione che abbiamo imparato ad amare in questi anni. Nessuno di noi pensava che fosse arrivata alla fine del suo viaggio, anche perché è sempre stata una di quelle persone che, oltre a mostrare forza, competenza e decisione quando richiesto, ha sempre avuto un sorriso per tutte le persone che avevano bisogno di lei. Con un gesto delle mani o con un abbraccio ha tenuto insieme famiglie che non avevano più niente se non la paura e il bisogno di potersi fidare di qualcuno. Da ben prima della guerra, da quando il centro Zam (Zahret al Madan) si trovava a sud di Yarmuk, fino agli ultimi, durissimi, mesi, Raghda ha sempre rappresentato una certezza.
I nostri sforzi per sostenere le persone in difficoltà non si fermano qui, così come non si ferma l’impegno dell’associazione Zam. Certo, non si può sostituire Raghda, così come non è possibile fingere che non sia successo niente o che non sentiremo la sua mancanza ogni giorno. Ma siamo sicuri che lei ci avrebbe sorriso, ci avrebbe stretto le spalle e ci avrebbe detto “va tutto bene”.
Per noi oggi è difficile annuire e dire “va tutto bene”, ma è proprio quello che dovremo dire e realizzare. Lo dobbiamo proprio a Raghda e a tutte le persone che, come noi, le hanno voluto bene.