Sul fronte orientale della Siria, SDF e Jaish al-Watan, con il supporto turco, hanno concordato una tregua a Manbij e una zona demilitarizzata presso la diga di Tishreen. Intanto, tensioni esplodono a Raqqa con proteste represse dalle SDF, causando vittime e feriti. A Damasco, il governo di transizione ha sospeso temporaneamente la Costituzione e il Parlamento, avviando una fase di riforme.
La diplomazia si muove rapidamente: otto Paesi, tra cui l’Italia, hanno riaperto ambasciate a Damasco, mentre Russia e Iran, un tempo alleati di Assad, sembrano accettare la “nuova realtà”. La Russia punta a mantenere le basi strategiche a Tartous e Khmeimim, mentre l’Iran critica l’instabilità sfruttata da Stati Uniti e Israele. Quest’ultimo ha intensificato i bombardamenti sulla Siria, annientando le difese antiaeree e occupando il Golan, nonostante le richieste di ritiro da parte della Francia.
Otto Paesi europei, tra cui Germania e Svezia, hanno sospeso le domande di asilo per i siriani dopo la caduta di Assad, dimostrando un cinismo preoccupante. La rapidità con cui si chiudono le porte ai rifugiati contrasta con l’assenza di piani concreti per sostenere la transizione o rivedere le sanzioni.
Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24