Questa mattina, alle 4, è entrato in vigore un cessate il fuoco di 60 giorni in Libano tra Israele e Hezbollah, mediato da Stati Uniti e Francia. L’intesa si basa sulla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 2006, rimasta largamente inapplicata. Entrambe le parti si sono impegnate a ritirarsi dal sud del Libano, lasciando il controllo all’esercito libanese e alla missione UNIFIL.
Nonostante l’accordo, la notte scorsa Israele ha continuato a bombardare Beirut e i valichi di frontiera con la Siria, uccidendo 6 persone. Hezbollah, in risposta, ha lanciato droni contro obiettivi israeliani a Tel Aviv. Stamattina, la situazione si è calmata, con una massiccia migrazione di sfollati verso le loro case nel sud del Libano. Tuttavia, l’esercito israeliano ha imposto restrizioni ai movimenti nella regione e sparato contro giornalisti a Khiam, ferendone due.
L’accordo appare fragile: non ci sono garanzie concrete per il ritiro totale delle truppe israeliane o per il disarmo di Hezbollah. Il comitato di controllo include Paesi amici di Israele, alimentando scetticismo sulla sua imparzialità. Intanto, gli Stati Uniti stanno varando una nuova vendita di armi a Israele per 700 milioni di dollari, sollevando dubbi sulla durata e sull’efficacia di questa tregua.
L’attenzione ora si sposta su Gaza, dove si teme un intensificarsi dell’assedio israeliano, mentre la crisi regionale resta lontana da una vera soluzione.
Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24