Durante il fine settimana, Israele ha intensificato le offensive aeree e terrestri in Libano, Siria e Gaza, causando devastazione su tutti i fronti.
In Libano, l’esercito israeliano ha raggiunto il villaggio di Shama, a 100 km da Beirut, distruggendo il santuario sciita di Shimon Al-Safa e colpendo una postazione UNIFIL. Bombardamenti a Khreibeh hanno ucciso 6 persone, tra cui 3 bambini, mentre attacchi su Borj Rahal e Kfartebnit hanno ucciso medici e ferito soccorritori. A Beirut, gli attacchi hanno colpito i quartieri di Haret Hreik e Bourj al Barajneh per il sesto giorno consecutivo, costringendo ulteriori evacuazioni. Nel centro della capitale, Israele ha attaccato una sede del partito Ba’ath, uccidendo Mohammad Afif, capo ufficio stampa di Hezbollah.
A Gaza, un attacco a Beit Lahiya ha causato almeno 72 morti, con decine di feriti intrappolati sotto le macerie. Le forze israeliane continuano ad avanzare nel nord della Striscia, isolando Beit Hanoon, Jabalia e altre aree prive di aiuti da oltre un mese. Oggi i morti nella Striscia sono almeno 110, in un contesto di bombardamenti sempre più intensi.
Le speranze di un cessate il fuoco si affievoliscono. La proposta statunitense in 13 punti per una tregua di 60 giorni sembra molto difficile da accettare per il Libano, che insiste sulla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite. Intanto, Israele e Hezbollah continuano a scambiarsi colpi, con quasi 3.500 morti in Libano e circa 100 vittime israeliane. Tutto indica che Israele stia guadagnando tempo in attesa dell’insediamento di Trump per rafforzare la propria posizione.
Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24