Israele ha intensificato le sue offensive su tre fronti: Libano, Siria e Gaza.
In Libano, nuovi ordini di evacuazione hanno colpito Ghobeiry, Burj al Barajneh e altri quartieri della periferia sud di Beirut, seguiti da bombardamenti che hanno distrutto edifici e causato evacuazioni di massa. Gli attacchi hanno colpito anche centri della protezione civile a Douris e Arabsalim, uccidendo 14 soccorritori. Secondo analisti, questi raid potrebbero essere volti ad aumentare la pressione su Hezbollah durante i negoziati per un cessate il fuoco, ma persistono disaccordi sulle condizioni.
In Siria, attacchi israeliani hanno preso di mira Damasco e la sua periferia, colpendo edifici residenziali e provocando 15 morti e 16 feriti in due giorni.
A Gaza, bombardamenti aerei hanno ucciso almeno quattro persone, tra cui un uomo e suo figlio. La crisi umanitaria peggiora drammaticamente: l’accesso agli aiuti è a un minimo storico, con il nord della Striscia praticamente isolato. Jens Laerke di OCHA ha denunciato il deterioramento di tutti gli indicatori umanitari. Nonostante le promesse statunitensi di ottobre, la fornitura di armi a Israele continua senza restrizioni.
Hamas ha ribadito la disponibilità a un cessate il fuoco definitivo, a condizione che siano garantite misure come il ritiro delle truppe israeliane, l’ingresso di aiuti e la ricostruzione. Tuttavia, la vittoria di Trump alle elezioni USA potrebbe spingere Netanyahu a temporeggiare, portando avanti l’assedio su Gaza e le operazioni in Libano in attesa di trattare con la nuova amministrazione.
Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24