Il nuovo ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha smentito le parole del suo successore agli Esteri, Gideon Saar, dichiarando che non ci sarà alcun cessate il fuoco in Libano. Katz ha sostenuto che l’offensiva israeliana continuerà fino alla “vittoria” su Hezbollah, mentre nel paese la situazione resta drammatica: oltre 3.300 morti e 1,2 milioni di sfollati, con Hezbollah che lancia razzi e droni contro Israele, uccidendo due civili.
A Beirut e in altre aree del Libano, gli attacchi israeliani continuano. Bombardamenti hanno colpito la periferia sud di Beirut e altre città come Nabatieh e Hermel, causando 44 morti nelle ultime 24 ore.
A Gaza, un bombardamento ha colpito una mensa per sfollati in una “zona umanitaria” di Mawasi, uccidendo almeno 11 persone. Israele ha annunciato l’apertura di un nuovo punto di accesso per aiuti, ma secondo le Nazioni Unite l’ingresso medio di aiuti è di appena 37 camion al giorno, contro i 500 necessari. Organizzazioni internazionali denunciano il mancato rispetto degli impegni, aggravando la crisi umanitaria.
Intanto, il presidente eletto Donald Trump ha nominato Elise Stefanik come nuova ambasciatrice alle Nazioni Unite. Forte sostenitrice di Israele, Stefanik è nota per le critiche all’UN per presunto antisemitismo e per la sua retorica contro UNRWA e le università statunitensi troppo “moderate” verso le proteste pro-Palestina. Tuttavia, come dimostra l’operato di Linda Thomas-Greenfield, le politiche a sostegno di Israele all’UN erano già in atto e potrebbero rimanere invariate.
Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24