#277 – Poche carte sui tavoli diplomatici

L’attacco israeliano contro l’Iran di venerdì notte, il primo diretto dall’inizio della crisi, è stato considerato più simbolico che strategico, nonostante le promesse israeliane di colpire duramente. Sebbene Israele abbia dichiarato di aver centrato obiettivi come sistemi di difesa aerea e impianti di produzione di missili, l’Iran ha minimizzato i danni, sostenendo che la maggior parte dei missili sono stati intercettati. Il leader iraniano, Ali Khamenei, ha suggerito che non è prevista una risposta militare immediata, cercando un equilibrio tra non mostrarsi deboli e evitare un’escalation.

Gli Stati Uniti hanno spinto Israele a un attacco limitato, puntando a ridurre le tensioni tra Iran e Israele per facilitare un accordo regionale. Tuttavia, la situazione sul terreno è complessa, con Hamas e Hezbollah che non sembrano disposti a cedere. In questo contesto, sono ripresi i negoziati per un cessate il fuoco a Gaza, ma le prospettive sono scarse.

Nel frattempo, in Gaza, le vittime continuano ad aumentare, con attacchi israeliani che hanno ucciso almeno 47 persone in un solo giorno, incluso un bombardamento su una scuola usata come rifugio. In Libano, gli attacchi israeliani sono proseguiti, con otto morti a Haret Saida e Hezbollah che intensifica le sue azioni contro l’esercito israeliano. L’inviato americano Amos Hochstein è giunto a Tel Aviv per discutere la Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, mentre la comunità internazionale sembra essere a corto di idee per risolvere la crisi.

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