Questa domenica è iniziata con un’intensa escalation di violenza tra Libano e Israele, segnando un notevole allontanamento dalle normali schermaglie. Israele ha lanciato un massiccio attacco aereo contro il sud del Libano, uccidendo due combattenti di Hezbollah e un militante di un gruppo alleato. In risposta, Hezbollah ha lanciato droni e oltre 320 razzi contro 11 siti militari israeliani, uccidendo un ufficiale della marina israeliana e ferendone altri due.
Questi attacchi segnano la “prima fase” della risposta di Hezbollah all’uccisione di Fouad Shukur, un loro comandante chiave, avvenuta il 30 luglio. Tuttavia, entrambe le parti, pur scambiandosi pesanti bombardamenti, sembrano non volere una guerra su vasta scala. Secondo Reuters, attraverso intermediari, Israele e Hezbollah hanno concordato di evitare ulteriori escalation.
Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato lo stato di emergenza per 48 ore, ma ha avvertito che Hezbollah potrebbe pianificare ulteriori attacchi. Nasrallah, il leader di Hezbollah, ha ribadito l’intenzione di evitare una guerra totale, concentrando gli attacchi su obiettivi militari specifici, come la base di Glilot.
Nonostante l’apparente intenzione di evitare una guerra su vasta scala, resta incerta la durata di questa fragile logica di deterrenza.