Molto si è scritto e detto sull’attacco israeliano su Haret Hreik, nella periferia meridionale di Beirut, di martedì sera verso le 19:50 locali. L’attacco ha confermato l’uccisione di Fouad Chokor, uno dei principali comandanti militari di Hezbollah, noto per l’attacco del 1983 ai Marines USA a Beirut e capo del progetto missilistico di precisione di Hezbollah. Il bilancio totale è di 7 persone uccise, tra cui Chokor, e almeno 75 ferite.
Dopo l’attacco, Hezbollah è rimasto in silenzio per diverse ore, mentre Israele ha condotto altri due omicidi: quello del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ucciso a Teheran, e quello a Gaza di Mohammed Deif, il capo militare di Hamas nella Striscia.
Ieri, durante i funerali di Fouad Shokor, il segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah ha tenuto un discorso in cui ha annunciato che il partito sta studiando una risposta “reale e non simbolica” e che la battaglia ora è aperta su tutti i fronti, segnando una nuova fase del conflitto.
Nasrallah ha sottolineato che la risposta sarà “dura” ma “studiata”, dipendendo dall’ulteriore reazione di Israele. Intanto, in una telefonata “tesa” con il presidente USA Joe Biden, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che Israele è pronto per qualsiasi scenario, difensivo o offensivo, sebbene la de-escalation debba essere una priorità.
Hezbollah deve dare una risposta che dissuada Israele da futuri attacchi e rassicuri la propria base, evitando una guerra totale. L’Iran, impegnato nei negoziati sul nucleare con gli USA, non cerca un confronto più ampio con Israele. La risposta potrebbe colpire una caserma israeliana come Ramat-David, un’importante base aerea nel nord di Israele, fotografata due settimane fa da un drone Hezbollah.