#218 – “Non resterò in silenzio”

“Non resterò in silenzio”. Queste parole pronunciate ieri da Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti e probabile candidata del Partito Democratico alle prossime elezioni, durante un incontro con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sembrano voler marcare una discontinuità rispetto al presidente Biden.

Ha definito la situazione a Gaza una “crisi terribile” e ha chiesto la creazione di uno Stato palestinese e un cessate il fuoco. Funzionari USA hanno descritto il colloquio come “franco”, indicando disaccordo. Un funzionario israeliano ha criticato Harris, sostenendo che le sue parole rafforzano Hamas e rendono meno probabile un accordo. Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, ministri del governo Netanyahu, hanno espresso disaccordo con Harris su X.

Mustafa Muhammad Abu Ara, funzionario di Hamas, è morto sotto custodia israeliana. La Commissione palestinese per gli affari dei detenuti afferma che è stato torturato e privato di cure mediche. Il WFP ha ridotto le razioni alimentari a Gaza per coprire i nuovi sfollati. Israele ha attaccato Khan Younis e Rafah, causando almeno 50 morti. Il Parlamento israeliano ha rinnovato il bando di Al Jazeera. Gli attacchi continuano su Gaza City, Nuseirat e Bureij, con civili impossibilitati a fuggire.

Il Regno Unito ha deciso di non contestare la giurisdizione della CPI sui mandati di arresto per Netanyahu e il ministro della Difesa Gallant, permettendo alla corte di procedere.

In Libano, attacchi israeliani hanno ucciso un combattente di Hezbollah e ferito altre persone. Hezbollah ha risposto attaccando caserme israeliane. La Francia ha ribadito la necessità di una soluzione diplomatica.

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