Insieme a Lorenzo Forlani, giornalista e collaboratore di testate italiane e internazionali (Il Fatto Quotidiano, Middle East Eye, Radiotelevisione Svizzera Italiana) facciamo il punto su alcuni dei temi principali per l’Iran e la regione dopo la morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi.
Abbiamo letto su diverse testate italiane, diciamo non proprio testate specializzate nel raccontare questa regione in modo molto approfondito, che dopo la morte di Raisi si apre una “lotta per la successione”. Cosa c’è di vero?
Ieri con Pegah Moshir Pour parlavamo di quanto a livello di assetto interno della Repubblica Iraniana non ci si debba aspettare nessun particolare cambiamento. Ma sappiamo che in politica estera, anche per via di una “proiezione” comunicativa piuttosto differente, c’era invece stata una grossa discontinuità tra Mahmoud Ahmadinejad, Hassan Rouani e poi Ebrahim Raisi. Ora è possibile fare qualche previsione?
Uscendo un po’ dalla cronaca, vale la pena dare uno sguardo più ampio. Ci sono pochi Paesi che polarizzano quanto l’Iran, che spazia da “male assoluto” a “baluardo dell’antimperialismo” con una semplificazione davvero eccessiva. Credo che molto sia legato ancora all’immaginario che proiettiamo sulla Persia come luogo “altro”, come “inizio dell’Oriente”. E poi sicuramente c’è una componente di dualismo politico. Esiste il modo di rompere questa narrazione così semplificata?