#143 – Risoluzioni e doppi standard

Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite esaminerà venerdì un progetto di risoluzione che chiede un embargo sulle armi a Israele, citando il “plausibile rischio di genocidio a Gaza”.

E a seguito dell’uccisione di 7 lavoratori di World Central Kitchen avvenuta ieri a Deir el-Balah, altre ONG internazionali hanno deciso di sospendere le operazioni a Gaza. Tra queste, anche Anera, che aiuta i rifugiati in Medio Oriente, e l’americana Project Hope, che si concentra sull’assistenza sanitaria.

Il sito statunitense Politico ha intervistato funzionari dell’amministrazione Biden, che parlando in forma anonima hanno espresso scetticismo nei confronti delle affermazioni israeliane secondo cui le uccisioni degli operatori umanitari erano “non intenzionali”.

Anche perché il convoglio si muoveva su un percorso concordato con l’IDF.

Oltretutto, l’indagine condotta da Al Jazeera spiega che dopo che la prima auto era stata colpita, i lavoratori della seconda auto hanno comunicato con l’IDF per segnalare l’attacco, un attimo prima di essere colpiti a loro volta e poco prima che venisse colpita anche la terza auto 1,5km più a sud.

Ma questa strage ci deve far riflettere anche sul doppio standard che applichiamo a Gaza: di questi 7 lavoratori conosciamo nome, nazionalità e storie, mentre delle oltre 33.000 persone palestinesi uccise da Israele in questi mesi conosciamo poco o nulla.

Anche noi facciamo parte del processo di disumanizzazione dei palestinesi, anche se ci piacerebbe poter dire che non è vero.

In Libano, di cui ho parlato davvero poco ultimamente, continuano gli scambi quotidiani di attacchi tra Hezbollah e Israele, sempre in larga parte concentrati lungo il confine.

Dopo l’attacco israeliano su Damasco di lunedì pomeriggio, ci si chiede quale sarà la risposta iraniana.

Tutti gli analisti sono abbastanza concordi nel ritenere che l’Iran non intende allargare il conflitto, e questo significa anche che non ci sarà un grande attacco di Hezbollah contro Israele.

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