Riflessioni degli operatori di Armadilla, organizzazione di cooperazione internazionale che opera in Siria e Libano, anche nel settore degli aiuti umanitari, in coordinamento con entità delle Nazioni Unite.
Con preoccupazione abbiamo letto nei media internazionali la denuncia fatta da Danielle Spencer, cooperante nella regione : in alcune zone della Siria, per ricevere aiuti umanitari da parte di agenzie delle Nazioni Unite, le donne sono costrette a subire abusi sessuali.
Si leggono titoli ad effetto per attirare l’attenzione ma che non danno conto della complessa realtà dei fatti.
Un’ inchiesta sulle violenza di genere condotta dallo United Nations Population Fund (Unfpa) ha evidenziato che questo tipo di abusi sono diffusi in vari governatorati della Siria. Il rapporto Voices from Syria 2018 denuncia anche che “ragazze vengono date in spose a funzionari per un breve periodo tempo, per servizi sessuali, in cambio di cibo. Gli operatori locali che distribuiscono gli aiuti chiedono numeri di telefono”, vogliono visitare le case delle donne assistite per “prendere qualcosa in cambio” come “passare una notte assieme”. Il rapporto precisa che sono le donne “senza protezione maschile”, cioè orfane, vedove, divorziate, le più esposte al rischio di abusi sessuali. In particolare si denunciano casi di matrimoni forzati di giovani siriane con ricchi arabi che andavano alla ricerca di ragazze e bambine nei campi profughi, anche in Turchia. Si parla esplicitamente di tratta, di prostituzione e abusi di ogni genere. La condizione di estrema vulnerabilità delle siriane le lasciava e le lascia esposte a ogni tipo di violazione. Come anche “matrimoni temporanei” (una forma di prostituzione mascherata) nei campi in Giordania.
Tutto ciò, perciò, è stato denunciato proprio da organi delle Nazioni Unite e da “operatori umanitari” che hanno riportato la vicenda ai media internazionali, denunciando tali abusi.
I responsabili diretti sono persone dei “local councils”, che non sono entità dell’ONU ma veri e propri consigli comunali in tempo di guerra che governano alcune aree in mano alle forze che contrastano le forze governative siriane. Sono proprio quei “local councils” a volere essere distributori degli aiuti umanitari, senza passare tramite loro difficilmente ci sono aiuti.
Quindi l’ONU è al corrente della situazione e sta cercando di risolverla. Ma va ribadito con forza che, in questo caso, chi si è macchiato di questi crimini non sono operatori umanitari dell’ONU o delle ONG ma soggetti che hanno il potere politico nelle aree occupate.
Questo non toglie nulla all’atrocità del crimine, e non mette la comunità internazionale dalla parte degli innocenti. Ma una cosa è denunciare carenze e incapacità dell’Onu e delle potenze coinvolte a favorire i processi di pacificazione e mediare i conflitti altra cosa è responsabilizzare indistintamente operatori di agenzie umanitarie e ONG di crimini che non hanno direttamente commesso.
Nelle situazioni di guerra la prima vittima è la verità e gli aspetti propagandistici delle parti in conflitto sono parte integrante di tali guerre.
Una caratteristica che definisce il conflitto e la crisi umanitaria in Siria è la violazione continua e ripetuta dei principi del Diritto Umanitario Internazionale, approvato per limitare gli effetti dei conflitti armati sulla popolazione civile. In questi sette anni di guerra in Siria tutte le parti in conflitto continuano ad attaccare aree densamente popolate, a volte in modo indiscriminato, distruggendo infrastrutture civili, ospedali e rifugi della popolazione inerme.
I milioni di profughi nel territorio siriano e nei paesi confinanti aspettano la fine della guerra e di ogni violenza. Affrontare la sfida di garantire alle vittime del conflitto assistenza umanitaria e proteggerli dai nefasti effetti della guerra è un dovere che le Nazioni Unite, le ONG, la comunità internazionale devono assumere con senso di responsabilità. Ai mezzi di comunicazione l’obbligo di verificare le notizie con serietà e trasparenza per non diventare strumenti che favoriscono i veri responsabili dei crimini denunciati.