Migranti e rifugiati, una questione globale

E’ stato pubblicato il Quaderno di Armadilla n. 7/2018 che presenta alcune riflessioni sul tema “Migranti e rifugiati, una questione globale”.

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Il tema delle migrazioni nel mondo ha un fortissimo impatto nelle politiche locali e globali ed è di forte impatto emotivo nella percezione delle persone perché ingloba problematiche esistenziali che vanno oltre il fenomeno specifico: il tema delle identità, del diritto di cittadinanza, della sicurezza umana e molti altri.

Si emigra per molti motivi e la distinzione che si fa in Europa tra migranti economici (alla ricerca di un miglior tenore di vita e un lavoro degno), richiedenti asilo e rifugiati deve servire non a discriminare o a fare classifiche di emergenze, ma a governare meglio i fenomeni e trovare risposte adeguate ed efficaci ai problemi che si affrontano.

Per il quinto anno consecutivo i rifugiati nel mondo aumentano. Per il quinto anno consecutivo il numero dei profughi è un record. Il rapporto Global Trends dell’UNHCR – Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, presentato il 20 giugno 2018, ha conteggiato nel 2017 ben 68,5 milioni di profughi. Mai così tanti. La proporzione, per farci comprendere meglio la portata di questa tragedia umanitaria, è di una persona ogni 110 nel mondo.

Di queste persone, 25,4 milioni hanno abbandonato tutto, fuggendo dal proprio paese; 40 milioni non hanno più nulla e sono sfollate all’interno del proprio paese; 3,1 milioni sono i richiedenti asilo in attesa di ottenere protezione in base ai diritti stabiliti dalla Convenzione di Ginevra del 1951. Rispetto al 2016, ci sono 16,2 milioni di nuovi rifugiati: significa che per ogni giorno del 2017, 44.400 persone sono state costrette ad abbandonare la propria casa. Metà della “popolazione rifugiata” è composta da bambini e adolescenti e 173.800 sono i minori non accompagnati.

Secondo l’UNHCR, i principali eventi che hanno aggravato il numero di rifugiati nel mondo sono le crisi irrisolte in Repubblica Democratica del Congo, Somalia e Afghanistan, la guerra in Sud Sudan e in Siria e l’esodo della minoranza Rohingya dal Myanmar che, in soli 100 giorni tra giugno e agosto 2017, ha visto fuggire 655.500 persone in Bangladesh per salvarsi dai massacri di cui questa popolazione è vittima.

Un fenomeno complesso che va studiato, analizzato e capito per trovare non una risposta unica ma una strategia che, attraverso progettualità diverse, aggredisce le cause che provocano le migrazioni forzate e governano un fenomeno epocale che riguarda l’intero pianeta.

Accoglienza, superamento dell’approccio emergenziale e imparare, attraverso nuovi processi educativi, a convivere con le diversità etniche, culturali e sociali esistenti nei nostri territori.

Come per altre problematiche l’impatto emotivo e la velocità delle comunicazioni nelle reti internet fanno prevalere le narrazioni e gli slogan e non le analisi approfondite su dati statistici oggettivi e le possibili soluzioni più adeguate. Per combattere queste strumentalità comunicative anni fa è stata fondata una associazione denominata “Carta di Roma” (www.cartadiroma.org) che ha l’obiettivo di formare gli operatori della comunicazione ad un corretto approccio sul tema delle migrazioni e sul corretto uso delle parole.

È di questi giorni un appello firmato da decine di persone del settore su questo:

“Facciamo appello ai Direttori di giornali e telegiornali e a tutti i giornalisti, affinché si attengano al rispetto delle regole della Carta di Roma, considerato che ci troviamo in una fase in cui le notizie sulle migrazioni hanno un grande spazio nel panorama informativo e orientano l’agenda dei media.

Il nostro è un appello al senso di responsabilità ed alla deontologia di tutti i professionisti dell’informazione affinché venga utilizzato un linguaggio corretto, affinché le notizie vengano sempre verificate prima di essere pubblicate per evitare il diffondersi di una percezione distorta del fenomeno migratorio ed un crescendo di tensione sociale basato su informazioni imprecise, su notizie errate e non verificate.

Il nostro appello serve ad evitare la diffusione di un linguaggio di odio. Nel caso venga pronunciato da un politico, l’invito ai direttori è quello di non riprendere le parole di odio nei titoli, negli attacchi e nei lanci dei pezzi e di cercare sempre di fare una verifica di quanto viene scritto.

Studi recenti, ultimo quello dell’Eurispes (http://www.eurispes.eu/), ci rivelano che la percezione che hanno gli italiani del fenomeno migratorio è lontana dalla realtà: solo un terzo dei cittadini sa che l’incidenza degli stranieri sulla popolazione è dell’8%, mentre la maggioranza degli italiani sovrastima fino al triplo del numero reale tale incidenza. Il problema è che tale percezione distorta si traduce facilmente in paura, sentimento che è alla base dell’aumento esponenziale delle violenze a sfondo razzista a cui stiamo assistendo in questi ultimi mesi…”

Il tuo 5 x mille può sostenere il processo di pace e gli aiuti umanitari in Siria