#212 – Una strage nel silenzio

Durante il fine settimana, abbiamo assistito a un chiaro esempio di doppio standard nei media: mentre un singolo proiettile negli Stati Uniti ha dominato le notizie, decine di bombe americane utilizzate da Israele hanno ucciso oltre 100 persone a Gaza, rimanendo in secondo piano. 

Israele ha bombardato il campo profughi di al-Mawasi, designato “zona umanitaria sicura”, uccidendo 90 persone e ferendone 300.

L’attacco, secondo l’esercito, mirava a Mohammed Deif, comandante militare di Hamas, rimasto illeso.

L’IDF ha giustificato l’attacco come “preciso” e “basato sull’intelligence”, ma le testimonianze e le foto sul campo mostrano il contrario.

In seguito all’attacco, Hamas ha deciso di ritirarsi temporaneamente dai negoziati per un cessate il fuoco con Israele, pur dichiarandosi pronta a riprenderli quando Israele sarà “serio” nelle trattative.

Almeno 141 persone sono state uccise da Israele nelle ultime 24 ore, con attacchi su una moschea nel campo profughi di al-Shati e una scuola gestita da UNRWA. Israele ha dichiarato che queste strutture erano usate per nascondere combattenti, ma non ha fornito prove.

Nel frattempo, in Libano, la situazione al confine rimane tesa ma contenuta. La comunità internazionale spera in una soluzione diplomatica, legata ai negoziati di cessate il fuoco a Gaza, che però sembrano in stallo.

Infine, a Ramallah si è tenuta la cerimonia per la partenza degli otto atleti palestinesi alle Olimpiadi di Parigi, nonostante le gravi perdite subite a Gaza. La tregua olimpica, un’antica tradizione, sembra oggi solo un’illusione, con i conflitti che continuano nonostante l’appello delle Nazioni Unite.

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