Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha partecipato a un programma televisivo su Channel 14. Qui ha espresso la sua disponibilità a un “accordo parziale” per la liberazione di alcuni ostaggi ancora detenuti a Gaza, senza necessariamente includere tutti. Tuttavia, ha sottolineato che nessun accordo può portare alla fine di quella che Israele definisce “guerra” a Gaza.
Netanyahu ha ribadito che l’obiettivo rimane eliminare Hamas da Gaza, nonostante molti vertici dell’esercito considerino tale obiettivo irrealistico. Ha inoltre dichiarato che la fase più intensa della campagna militare israeliana su Rafah è quasi terminata, pur chiarendo che la guerra complessiva non è vicina alla conclusione. Ha espresso l’intenzione di creare un’amministrazione civile a Gaza che non includa né l’Autorità Palestinese né Hamas.
Ha anche annunciato l’invio di soldati israeliani al confine nord con il Libano per “scopi difensivi”, una volta terminata la fase più intensa dell’assedio su Rafah.
A Gaza, la situazione rimane grave, con bombardamenti continui e un alto numero di vittime, tra cui operatori sanitari. Secondo un rapporto di Save the Children, circa 21.000 bambini risultano dispersi. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant è in visita negli Stati Uniti per discutere con l’amministrazione Biden in un tentativo di ottenere un via libera per eventuali operazioni in Libano.
In Libano, le tensioni sono elevate con attacchi reciproci tra Hezbollah e le forze israeliane. Le ambasciate di diversi Paesi, tra cui Kuwait e Canada, hanno avvertito i propri cittadini di lasciare il Libano a causa dei crescenti rischi.
Infine, le immagini di un prigioniero palestinese usato come scudo umano da soldati israeliani a Jenin hanno suscitato indignazione, mettendo in evidenza una pratica criticata a livello internazionale e ponendo interrogativi sulla condotta delle forze israeliane.