#190 – Gaza, scambi di accuse

Nelle ultime 24 ore almeno 30 persone sono state uccise, portando il bilancio delle vittime a quasi 38.000. Gli attacchi israeliani hanno colpito al-Mawasi, una zona designata come “umanitaria estesa”, e Rafah, particolarmente il “Corridoio di Filadelfia” al confine con l’Egitto, causando la morte di 10 palestinesi a Nuseirat e Deir el-Balah.

Emergono nuovi dettagli sui negoziati per il cessate il fuoco. Hamas ha richiesto il ritiro totale delle truppe israeliane da Gaza, un calendario per un cessate il fuoco permanente, la liberazione di 100 prigionieri palestinesi, la revoca del blocco su Gaza e la garanzia che le tre fasi del cessate il fuoco siano interconnesse. Tuttavia, non ci sono conferme ufficiali da parte israeliana sul loro accordo. Al G7 in Puglia, i leader hanno discusso il piano di cessate il fuoco proposto da Biden, con un comunicato congiunto di supporto previsto alla fine del vertice.

L’OMS denuncia il rischio di carestia a Gaza, dove 1,7 milioni di palestinesi sono stati ripetutamente sfollati. Più di 8.000 bambini sotto i 5 anni sono stati curati per malnutrizione acuta e 28 sono morti. Gli aiuti continuano a non entrare a causa delle restrizioni israeliane, con UNRWA che denuncia l’ostacolo alle operazioni di soccorso.

I ribelli Houthi yemeniti hanno rivendicato un attacco contro una nave commerciale greca nel Mar Rosso, mantenendo aperto un fronte secondario della crisi regionale.

Dopo l’uccisione del comandante di Hezbollah Taleb Abdallah, il gruppo ha lanciato pesanti attacchi contro Israele, provocando incendi e danni. Israele ha risposto con bombardamenti, provocando incendi e danni. Le tensioni fanno temere una guerra totale, anche se ci sono divergenze di opinione su questo scenario. Alcuni politici israeliani, come Yair Golan, ritengono che l’esercito non sia in grado di sostenere una nuova guerra, mentre gli estremisti della destra colonica del governo israeliano chiedono un’invasione del Libano.

Mentre si discute di un cessate il fuoco a Gaza, resta la sensazione che possa arrivare troppo tardi per chi vive lì.

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