Nel giorno in cui la Corte Internazionale di Giustizia comincia a esaminare una richiesta del Sudafrica per nuove misure temporanee e urgenti per fermare l’invasione israeliana di Rafah, nel governo israeliano emergono divergenze sulle prospettive politiche quando l’assedio su Gaza sarà terminato.
Ieri il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha nuovamente chiesto a Netanyahu di elaborare piani per quello che viene chiamato “dopoguerra” a Gaza, e ha aggiunto che non consentirà alcuna soluzione che preveda la presenza sul territorio dell’esercito o del governo civile israeliano.
Intanto, l’esercito statunitense ha annnunciato di aver completato la costruzione del molo galleggiante per ricevere aiuti umanitari via nave per Gaza.
La decisione era stata presa due mesi fa dal presidente USA Joe Biden, e questa notte il molo è stato rimorchiato dal porto israeliano di Ashdod, che si trova a 30km a nord di Gaza.
A questo punto, la consegna di aiuti dovrebbe partire nel giro di uno o due giorni e il coordinamento della distribuzione sarà gestito dalle UN, anche se non è chiaro quale agenzia ne sarà responsabile.
Il fatto è che la situazione umanitaria a Gaza è sempre più critica.
In Libano, una serie di rappresaglie e contro-rappresaglie tra Israele ed Hezbollah alzano di nuovo la tensione.