#171 – 76 anni dalla Nakba, mentre Biden cambia ancora idea sulle armi

La settimana scorsa, il presidente USA Biden aveva annunciato la sospensione della fornitura di 3500 bombe a Israele e minacciato di sospendere l’invio di altre armi se l’IDF avesse invaso Rafah.

Nel mentre, l’invasione è cominciata, prima con l’occupazione del varco con l’Egitto e poi con una graduale espansione da est e nord verso il centro della città.

E nel giro di una settimana evidentemente la politica USA è di nuovo cambiata. Biden ha inviato ieri al Congresso un pacchetto di aiuti militari per Israele del valore di un miliardo di dollari, composto da veicoli tattici, munizioni per carri armati e proiettili per mortai.

Il problema è che quelle armi, che siano usate a Rafah o nel resto della Striscia, stanno contribuendo al quotidiano massacro senza precedenti in corso a Gaza.

Oggi ricorrono 76 anni dalla Nakba, termine che in arabo significa “catastrofe”.

Un anniversario particolarmente duro quest’anno.

Le sirene hanno suonato in tutte le città palestinesi per 76 secondi, segnando i 76 anni trascorsi dallo sfollamento forzato da parte delle forze israeliane nel 1948.

Al Jazeera riporta, tra le voci raccolte a Ramallah, il diffuso sentimento che oggi sia in corso una seconda Nakba, ma che, a differenza del 1948, quando gli eserciti di tutto il mondo arabo sostenevano la Palestina, questa volta i palestinesi si trovano ad affrontarla da soli.

Nel 2001, il poeta, scrittore e giornalista palestinese Mahmoud Darwish scriveva che “La Nakba è un presente esteso che promette di continuare nel futuro”.

Il tuo 5 x mille può sostenere il processo di pace e gli aiuti umanitari in Siria