C’è qualche novità sulle trattative per una tregua a Gaza,
Hamas ha presentato ai mediatori, Egitto e Qatar, un documento che “si concentra sui principi essenziali” dei negoziati, vale a dire, secondo loro, “la cessazione dell’aggressione a Gaza, l’arrivo degli aiuti, il ritorno degli sfollati alle loro case e il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza”.
Secondo AFP, Hamas, che finora chiedeva un cessate il fuoco definitivo a Gaza prima di qualsiasi scambio di ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi, è ora pronto per una tregua di sei settimane.
In risposta, il primo ministro israeliano Netanyahu ha annunciato che una delegazione israeliana si recherà a Doha per continuare i negoziati sugli ostaggi.
Il problema, uno dei tanti, è che Netanyahu oggi ha anche approvato il piano dell’esercito israeliano per l’operazione di terra a Rafah, precisando che l’esercito si prepara ad evacuare i civili.
Le domande sono sempre le stesse: come e dove?
Nel mentre, sono 149 i palestinesi uccisi negli attacchi israeliani su Gaza nelle ultime 24 ore, con un bilancio totale di persone uccise nella Striscia salito ad almeno 31.490.
E ieri sera si è verificato un nuovo grave episodio a Gaza City.
Durante una distribuzione di aiuti, l’esercito israeliano ha di nuovo sparato sulla folla, uccidendo 20 persone e ferendone 155.
Oggi la nave umanitaria catalana Open Arms, partita da Cipro mercoledì, è arrivata a Gaza con un carico di 200 tonnellate di aiuti umanitari, che verranno ceduti all’ONG World Central Kitchen per la distribuzione attraverso 60 punti nella Striscia.
In Libano la giornata è stata molto simile a tante altre di questa assurda normalità di una guerra a bassa intensità sul confine.