#110 – Rafah, la minaccia di Israele

Ieri il ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz ha parlato dell’invasione di terra a Rafah, l’ultima città nel sud di Gaza, dove ha cercato rifugio la maggior parte dei palestinesi sfollati dal resto della Striscia, quasi 1,7 milioni di persone.

Gantz ha dichiarato che “se entro il Ramadan i nostri ostaggi non saranno a casa, i combattimenti continueranno ovunque, compresa l’area di Rafah”. Il Ramadan, il mese sacro per i musulmani, dovrebbe iniziare il 10 marzo.

È la prima volta che il governo israeliano specifica una scadenza per l’annunciato assalto alla città.

Oggi la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, la più alta Corte delle Nazioni Unite, ha aperto una nuova udienza dedicata alla Palestina.

Il procedimento durerà una settimana e non è connesso alle accuse di genocidio a Gaza mosse dal Sudafrica contro Israele, ma verte sulla legalità dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, che va avanti da quasi 57 anni.

Il caso si concentra sull’occupazione israeliana della Cisgiordania, di Gaza e di Gerusalemme Est a partire dal 1967.

Ieri, dei funzionari iraniani hanno avvertito Hezbollah di “non dare al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu un motivo per lanciare una guerra più ampia in Libano o altrove”.

Una dichiarazione che prova a scongiurare che Hezbollah, dopo gli attacchi israeliani della scorsa settimana, faccia il primo passo verso una vera escalation.

Ma del resto le parole di venerdì di Nasrallah andavano già nella direzione di non cambiare la situazione attuale fino a quando non si arriverà a un cessate il fuoco a Gaza.

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