Porre fine alla fame nel mondo in tempo di Covid-19. Sfida utopica o obiettivo da raggiungere?

A cura del Dipartimento Programmi

In questo Quaderno proponiamo un aggiornamento, considerando gli effetti della pandemia COVID-19, sul raggiungimento dell’obiettivo numero 2 dell’Agenda 2030: “Porre fine alla fame nel mondo, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”.

Cinque anni dopo che la comunità internazionale si è impegnata, approvando l’Agenda 2030, a sradicare dal mondo la fame, l’insicurezza alimentare e tutte le forme di malnutrizione, siamo ancora molto lontani dal raggiungere questo obiettivo entro il 2030.

I dati aggiornati dalle agenzie ONU ci dicono che il mondo non sta progredendo per garantire l’accesso a prodotti sicuri e nutrienti e cibo sufficiente per tutte le persone durante tutto l’anno, né verso l’obiettivo di sradicare tutte le forme di malnutrizione.

Le stime, che si riferiscono a dati, raccolti nel 2019, ci dicono che quasi 690 milioni le persone soffrono la fame, ovvero l’8,9 per cento della popolazione mondiale. Il numero di persone affette da grave insicurezza alimentare, che è un’altra misura che si approssima alla fame, mostra una tendenza al rialzo simile. Nel 2019, quasi 750 milioni, quasi una persona su dieci nel mondo, sono esposte a gravi livelli di insicurezza alimentare.

Attualmente, ventisette Paesi nel mondo stanno per essere investiti da una crisi alimentare acuta, sulla spinta degli effetti a catena del Covid-19 ai danni di popolazioni e territori già vulnerabili. Quasi nessuna regione ne è immune, dall’Afghanistan e dal Bangladesh in Asia, ad Haiti e Venezuela in America, all’Iraq, al Libano e alla Siria in Medio Oriente al Burkina Faso, al Camerun, alla Liberia, al Mozambico e allo Zimbabwe in Africa.

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