Migranti e richiedenti asilo: scarti dell’umanità o cittadini del mondo?

In questo quaderno affrontiamo il tema delle migrazioni e la situazione in Europa e in Italia sulla questione dell’accoglienza e dei diritti di cittadinanza.

Abbiamo fatto riferimento, soprattutto, al Dossier Statistico 2021 elaborato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, in collaborazione con la rivista Confronti e il Centro Studi Pio V, da cui abbiamo sintetizzato dati e considerazioni. Maggiori informazioni e copia del dossier sono nel sito Centro Studi e Ricerche IDOS (dossierimmigrazione.it)

Le migrazioni nel mondo sono un evento epocale che occorre saper governare con visione strategica sapendo coniugare interessi locali con l’impatto globale. Ciò riguarda equilibri demografici e sostenibilità economica, sociale e ambientale del pianeta terra. Purtroppo prevale unicamente l’emergenza del momento e le tattiche di governi nazionali che vivono in una permanente carenza di visione strategica nell’incapacità di aggredire le cause che obbligano a migrazioni forzate. Troppi politici pensano unicamente alle prossime elezioni scordando che il loro compito è quello di garantire un futuro migliore alle prossime generazioni.

Il tema si presta inoltre a strumentalizzazioni finalizzate unicamente a far aumentare le paure e lucrare elettoralmente, senza affrontare il problema o proponendo soluzioni basate unicamente su una visione emergenziale e securitaria che non è adeguata.

Le cronache attuali si focalizzano con la situazione al confine tra Bielorussia e Polonia, tra Turchia e paesi confinanti e nell’area meridionale del Mediterraneo, confine tra Africa e Europa. Milioni di sfollati cercano spazi di sopravvivenza e sono invece sono utilizzati come strumenti di pressione geopolitica per affermare supremazie nazionalistiche o ottenere vantaggi economici. Il rispetto dei diritti umani è relegato alla sfera dei buoni propositi etici e agli appelli di leader religiosi, primo fra tutti Papa Francesco. L’inizio di questo terzo millennio è fortemente caratterizzato da movimenti migratori che, in termini di origine, transito e destinazione, interessano praticamente ogni parte della terra. Purtroppo, in gran parte dei casi, si tratta di spostamenti forzati, causati da conflitti, disastri naturali, persecuzioni, cambiamenti climatici, violenze, povertà estrema e condizioni di vita indegne. È impressionante il numero di persone che migra da un continente all’altro, così come di coloro che si spostano all’interno dei propri Paesi e delle proprie aree geografiche.

I flussi migratori contemporanei costituiscono il più vasto movimento di persone, se non di popoli, di tutti i tempi. Secondo le stime delle Nazioni Unite il numero dei migranti internazionali è cresciuto notevolmente negli ultimi due decenni, passando da 173 a 281 milioni, con una media annuale pari a +2,4% (dati al 1° luglio 2000 e 2020).

Per la maggior parte persone forzate a migrare a causa di guerre, povertà e catastrofi ambientali. I migranti forzati si confermano una categoria composita e in continua evoluzione. Alla fine del 2020, su 82,4 milioni di migranti forzati erano:

  • 20.650.304 i rifugiati formalmente riconosciuti;
  • 4.128.889 i richiedenti asilo, la cui domanda ancora non risultava definita alla fine dell’anno (notevolissimi i tempi di attesa, se si considera che di questi solo 1.268.562 hanno presentato richiesta nel corso del 2020 e i restanti altri negli anni immediatamente precedenti);
  • 48 milioni gli sfollati interni a 59 Paesi e territori a causa di conflitti e violenze (stime dell’Internal Displacement Monitoring Centre – Idmc), cui si aggiungono ulteriori 7 milioni sfollati interni a seguito di catastrofi ambientali, la cui protezione ricade attualmente al di fuori del mandato delle agenzie specializzate dell’Onu;
  • 3.856.327 i cittadini venezuelani stimati dalla Piattaforma di coordinamento per i rifugiati e i migranti dal Venezuela R4V, che a partire dal 2018 sono sfollati all’estero a causa della crisi economico-politica del Paese sud-americano e il cui status giuridico risulta tuttora non definito, non avendo potuto per diverse ragioni presentare domanda d’asilo né ottenere un’altra forma di autorizzazione al soggiorno nei Paesi di destinazione (principalmente Perù, Ecuador, Brasile, Cile e Colombia);
  • 5.703.521 i rifugiati palestinesi e i loro discendenti sotto il mandato dell’Agenzia per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) che vivono in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e striscia di Gaza a seguito del conflitto arabo – israeliano del 1948.

Tra 2020 e 2050 mentre la popolazione africana quasi raddoppierà (+85,7%), quella europea inizierà progressivamente a perdere peso demografico, cumulando in 30 anni una diminuzione del 5,0%. Nei prossimi anni per l’Europa l’immigrazione rappresenterà quindi una risorsa strategica, ma difficilmente potrà compensare la venuta meno di 37 milioni di persone. L’Italia, in declino demografico da almeno sei anni, nel 2020 registra, per la prima volta da 20 anni a questa parte, anche il calo più alto della popolazione straniera. In un solo anno il Paese perde in tutto quasi 200mila abitanti e i residenti stranieri diminuiscono di 26.422 unità (-0,5%), attestandosi su 5.013.215. Sembrano quindi superati i tempi in cui la popolazione straniera residente compensava i saldi naturali negativi degli italiani. Da qui l’urgenza di nuove politiche globali e locali per affrontare con efficacia questo complesso problema.

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