Emergenza climatica: decisioni rinviate a novembre 2020

In questo Quaderno riproponiamo il tema dell’emergenza climatica dopo le deludenti conclusioni del vertice delle Nazioni Unite, COP25, che si è tenuto a Madrid a dicembre 2019. In particolare riportiamo la risoluzione del Parlamento Europeo come impegno per gli stati membri ad assumere la responsabilità che gli compete.

COP25 è stata una delle Convenzioni sul clima più tese e concitate degli ultimi anni, finita in grande ritardo e con l’adozione di 37 documenti che, ancora una volta, hanno scontentato molti. I tavoli negoziali hanno prodotto risultati unanimemente definiti insufficienti, inferiori a quanto poteva essere prodotto dalla COP. Delusione è stata espressa sia dal Segretario Generale dell’ONU António Guterres sia dalla Segretaria UNFCCC ((United Nations Framework Convention on Climate Change – https://unfccc.int/) Patricia Espinosa.

Va detto però che alcune delle attese e delle richieste molto difficilmente avrebbero potuto essere soddisfatte dalla COP25, vista la sua agenda e la struttura e i tempi del negoziato multilaterale sul clima. Ad esempio, non era compito di questa COP aumentare il livello di impegno di riduzione delle emissioni per rispondere alle grandi mobilitazioni che si sono viste nel 2019. Chi misura in base a questo il fallimento della COP25 è destinato a rimanere deluso in tante altre COP future. E tutto è stato rimandato di almeno sei mesi, a Bonn, quando ci sarà un nuovo incontro che condurrà poi al cruciale appuntamento di novembre 2020, con la Cop26 a Glasgow. Tra le questioni più divisive affrontate alla conferenza dell’Onu, l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi sulle norme destinate a regolare i mercati internazionali del carbonio. L’unico successo di Madrid riguarda l’impegno dei Paesi ricchi di indicare entro il prossimo anno il loro contributo nazionale sul clima. I Paesi vulnerabili, vittime degli eventi meteo estremi (come le piccole isole del Pacifico), hanno ottenuto che i Paesi più ricchi indichino entro l’anno prossimo di quanto aumenteranno i loro impegni entro il 2030 per tagliare i gas serra, all’origine del riscaldamento globale.

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